venerdì 9 ottobre 2009

Scolpire il PageRank

In inglese di dice “PageRank Sculpting”, cioè tradotto letteralmente in italiano sarebbe scolpire il pagerank. Ma come si fa a scolpire una cosa di genere? In effetti non si scolpisce, cioè modella proprio il pagerank, ma la sua distribuzione all’interno di un sito. Tutti noi che abbiamo uno o più siti ci rendiamo conto che alcune pagine del sito sono più importanti delle altre e ci piacerebbe tanto che alcune si trovino anche tra i risultati della ricerca, non soltanto la nostra home page. Non so a che è natta questa idea di modellare il sito, ma il concetto è questo: la pagine importanti me la faccio valere di più e delle altre me ne frego in quanto non hanno nessuna importanze per i motori di ricerca. L’idea è passare più pagerank alle pagine importanti e toglierlo da quelle insignificanti: si tratta di una ridistribuzione del pagerank. E come si fa?

La procedura tecnica è molto semplice ad accessibile a tutti i webmaster. Il punto chiave è utilizzo del tag “nofolow”. Le pagine che si vogliono trascurare si linkano dalle altre pagine utilizzando il detto tag. In questo modo i link interni non passano pagerank a quelle pagine meno importanti, e il pagerank a disposizione si distribuisce su quelle più importanti, dove non è strato usato il tag. Semplice da applicare e sembra anche utile in certi casi. Ma è vero questo concetto? Secondo me no!

Chi conosce bene la formula sa che la pagina che linka altre pagine distribuisce il proprio pagerank, diminuito per un fattore di smorzamento, alla altre pagine in funzione della quantità del numero dei link. Più link ci sono sulla pagina, passa meno del valore di pagerank alle pagine che linka. L’ideatori di questa tecnica di sono confusi e si sono detti: inserendo in alcuni link il tag nofollow, questi non saranno presi in considerazione per la distribuzione di pagerank e qui c’è errore. Si utilizza il numero dei link perché da questo dipende la probabilità che uno dei link sulla pagina sia cliccato da uno visitatore. Ma il visitatore non vede se ad un link è stato associato un tag e non cambia niente nelle sue intenzioni.

Mia conclusione è che questa tecnica non soltanto che non aiuta il sito, ma lo danneggia, anche fortemente in quanto le pagine linkate con nofolow perdono pagerank del tutto e quelle altre non acquistano di più uin primo momento, ma anche lo perdono perché non ricevono più niente da quelle meno importanti che sono rimaste senza la valutazione. A coloro che non sono convinti del mio ragionamento e che in ogni caso avrebbero provare questa tecnica posso dire che la stessa è riconosciuta come legittima direttamente dai rappresentanti di Goolge. Se le vostre conclusioni sono diverse dalle mie, fattemi sapere come e perché.

martedì 23 giugno 2009

Come ottenere un buon piazzamento in Google

Definiamo prima cosa si intende per un buon piazzamento sui motori di ricerca. Quello perfetto è la prima posizione in assoluto, ma per buono senz'altro si può intendere trovarsi sulla prima pagina dei risultati di ricerca. Trovando si sulla seconda, o al massimo terza pagina, ci porterà qualche visitatore, ma in numero insufficiente per mandare in modo soddisfacente il nostro ipotetico piccolo affare che facciamo con il nostro sito, supponendo che abbiamo uno o più sponsor che stiamo pubblicizzando e che ci pagano per click o per il prodotto venduto. Perché, ricordiamoci un'altra volta, i visitatori arrivati da Google sono i migliori, quelli che cercano quello che offriamo e quelli che sono anche propensi di spendere qualche soldino online, via Internet.

Come si evince dagli articoli presenti su questo blog, il segreto per l'ottenimento di una buona posizione in Google, ma anche negli altri motori di ricerca, è concettualmente abbastanza semplice: bisogna avere un buon Page Rank e tanti backlink verso il proprio sito. Entrambi si ottengono semplicemente registrando il sito nelle directory, nelle top liste e facendo gli scambi dei link con gli altri webmaster interessati ad avanzare nelle classifiche. Il concetto è veramente semplice, ma la parte pratica non lo è altrettanto. Per esempio, molte directory sono specializzate in certi temi e non accettano i siti con i contenuti non appartenenti ad un certo oggetto. Ci sono anche tanti webmaster selettivi che non vogliono scambiare con certi tipi dei siti.

La soluzione è crearsi una piccola network dei siti propri, dedicati ai vari temi. Dal mio punto di vista qui bisogna stare un po’ attenti a fare le cose che alla fin fine ci interessano e delle quali ne sappiamo qualcosa. Una volta fatti tanti siti diventa anche pesante mantenerli e se non ci appassionano almeno un po’, diventa una pressione psicologica pesante. Non è necessario per ogni sito che si fa registrare il proprio dominio. Ci sono molti hosting gratis che mettono a disposizione spazio web senza riempirlo successivamente con i loro odiosi banner. La parte del network possono tranquillamente fare anche i blog messi gratuitamente a disposizione da blogspot, msn e così via. Quello che è importante e diversificare nei contenuti e nei temi.

Così questi siti possono essere registrati anche nei posti dove altri nostri siti non sono accettati. E una volta ottenuto un Page Rank, ma anche prima, dall’inizio (dipende dai gusti e dalle tattiche del webmaster) su questi siti compaiono link verso i nostri siti che ci portano qualche soldino. In questo modo riusciamo a convogliare in modo indiretto i link dai siti che normalmente non avremo mai. La formazione di un network di una decina di siti, cioè una cosa gestibile da una persona con un accettabile impiego di tempo, è sicuramente una soluzione vincente, ma necessità di qualche anno di lavoro. Disponendo già da una rete dei siti nostri, un domani con l’apertura di un nuovo sito, abbiamo subito a disposizione una serie dei link nostri che possiamo gestire indipendentemente dagli altri e che ci aiutano a risalire velocemente nelle classifiche.

Riguardante le ultime novità relative agli aggiornamenti del ToolBar Page Rank di Google, possiamo dire che l’ultima attesa tra due aggiornamenti è stata minore di due mese. In effetti l’ultimo aggiornamento è stato fatto il 27 Maggio, circa un mese fa rispetto a questo articolo, mentre quello precedente risale al 2 Aprile.

martedì 10 marzo 2009

Le regole di Google

Sembra che Google ultimamente sia diventato molto più severo nel valutare i siti che visita e che stia applicando le penalizzazioni molto di più rispetto al passato. Per coloro che guadagnano la propria pagnotta lavorando su Internet, trovarsi in una condizione nella quale il sito è penalizzato è non compare nei risultati di ricerca corrisponde quasi ad una catastrofe, non proprio naturale in questo caso. Perché la regola per guadagnare i soldi con un sito è molto semplice e consiste nel essere presente sulla prima pagina per la ricerca. Niente visitatori dai motori di ricerca, e sappiamo tutti che, specialmente in Italia, Google è usato da più del 95% dei navigatori, niente soldi. Anche a me è capitato di essere vittima di questa ultima ondata delle penalizzazioni, e con questo articolo volevo ripercorrere le regole di Google insieme a te; questo è stato utile per me e spero lo sia anche
per te.

La condizione base durante il processo della preparazione di un sito e durante la sua promozione è esaminare e rispettare le regole impostate da Google, che si possono trovare al seguente indirizzo:
http://www.google.com/support/webmasters/bin/answer.py?answer=35769.
Ripercorriamole insieme nei concetti base. Sono divise in tre gruppi, e in questo modo ho preparato la mia esposizione anche io, aggiungendo a volte qualcosa dalla propria esperienza.

Design e contenuto


In breve, si consiglia di utilizzare sintassi con i link statici e che tutte le pagine che si vuole siano considerate da Google, siano linkate da almeno un’altra pagina dello stesso sito: in questo modo i motori di ricerca possono facilmente trovare tutte le risorse del sito. Il testo presente deve contenere le parole chiavi, quelle legate al tema del sito. Obbligatoriamente usare Title ed Alt tag, e se si usa anche Description tag, che sia lungo almeno 20 parole. Ci sono anche i consigli come organizzare le pagine dinamiche, ma il mio consiglio è di evitarle proprio, quando questo è ragionevole. Inoltre, controllare bene che tutti i link sono funzionanti e questo vale anche per le immagini collegate. Il numero dei link su una pagina non dovrebbe superare 100, penso questo sia il numero complessivo di quelli interni e quelli esterni. Alla fine si consiglia di scrivere i testi importanti come testi e non di inserirli nelle immagini; Google non è capace di leggere i testi inseriti sulle immagini.

Aspetti tecnici del sito


Durante la creazione del sito e prima di metterlo ondine, si consiglia di controllare la sua “leggibilità” dai vari browser, per esempio Microsoft IExplorer, Netscape (praticamente non si fa più, ma c’è ancora la gente che lo usa), FireFox, ecc., per assicurare la compatibilità con tutti e corretta accessibilità sia per gli utenti, ma anche per i robot dei motori di ricerca, in quanto a volte succede che vari browser interpretino lo stesso codice in un modo sostanzialmente diverso. Io cerco sempre di produrre un codice html più semplice possibile, escludendo javascript, visual basic e css, ove non strettamente indispensabile. Questi aspetti contengono anche una serie dei consigli sull’impostazione del server, l’utilizzo del file robot.txt, e così via.

Qualità del sito


Questa parte delle regole è quella che forse interessa di più, in quanto non rispetto di alcune può indurre Google a penalizzare il sito web, come lo dichiara in modo esplicito. Prima di tutto insiste, dire giustamente, di creare i siti per i visitatori e non per i motori di ricerca. Il fatto è alla fin fine che se il sito è fatto bene ed attira l’attenzione dei surfisti, lo stesso succederà anche con i motori di ricerca, ovviamente se sono state rispettate le regole base.

Ci si trova elenco di tutte quelle cattive e pericolose azioni che possono portare alla penalizzazione oppure, ancora peggio, all’espulsione del sito dai risultati di ricerca di Google. E’ vietato utilizzo dei testi nascosti (una pratica molto usata ai suoi tempi e che sembra rimasta nella memoria di alcuni webmaster ancora oggi), cloaking, cioè la pratica di mostrare a robot una pagina, mentre ai visitatori servire un’altra, il contenuto copiato dagli altri siti e cosiddette doorway pagine, cioè pagine dedicate soltanto ai motori di ricerca, per ottenere il piazzamento per le varie parole chiave.

Sulle altre pagine di Google, collegate a questa con le “leggi” da seguire, possono essere approfonditi alcuni aspetti, ma si possono trovare anche molti altri. Uno dei più importanti è il concetto del link naturale, cioè il fatto che il sito viene linkato dagli altri webmaster proprio per la sua qualità e per le buone e concise informazioni che offre ai naviganti. Da questo concetto fuoriesce con un semplice ragionamento, ma è sottolineato anche da Google, che i link pagati non vanno bene per niente in quanto rappresentano una forzatura del Pange Rank (è proprio per quello che si comprano) e che i siti che inseriscono sulle proprie pagine questi link saranno penalizzati. Ma c’è di più! Anche i link che portano verso i siti sponsor, quelli che ci fanno guadagnare i soldini, possono essere considerati a pagamento.

Questo fatto ovviamente è discutibile, ma visto che il padrone (leggi Google) ha sempre ragione, e non c’è un modo per fargli cambiare l’idea, meglio rispettare anche questo. Ma così si fa in questo caso? Se si tolgono i link verso gli sponsor e programmi affiliati, il sito perde il senso, ovviamente per il webmaster che lo gestisce. Niente paura, la soluzione è semplice e la da anche Google: è sufficiente inserire l’attributo rel=”nofollow” in tutti i link di questo tipo ed il problema è risolto. Addirittura, questa soluzione è anche vantaggiosa per il webmaster: il sito drena meno Page Rank e generalmente, visto che in questo modo perdono molti link, i siti sponsor arretrano nella classifica ed i siti affiliati per questo salgono e si fanno più soldi.

martedì 3 febbraio 2009

Nofollow

Qualche giorno fa sono stato contattato da un webmaster che voleva scambiare index page link con un mio sito. Ho fatto un po’ di indagine per vedere l’eventuale convenienza dello scambio ed è uscito fuori che lui sulla pagine dove sarebbe finito il mio link aveva oltre 120 link. Generalmente non scambio con le pagine che hanno più di 100 link, considerati sia link esterni che quelli interni, in quanto in qualche modo contro le regole di Google che consiglia come un numero massimo il 100 link sulla pagina.

Gli ho fatto presente il fatto che per me il numero dei link sulla sua pagina è eccessivo e che non mi interessa lo scambio. Mi ha risposto quasi immediatamente facendomi notare che molti collegamenti sulla sua pagina hanno il tag nofollow e che togliendo questi rimangono circa 70 collegamenti presenti. Già il fatto che uno usa nofollow non mi piace, ma comunque ho riflettuto un po’ e sono arrivato alla seguente conclusione, che ho comunicato anche a lui. Dalla formula per il Page Rank risulta che per calcolare il valore che si passa alle pagine collegate, l’effettivo page rank della pagina si divide per numero dei link presenti sulla pagina e nell’algoritmo c’è anche una spiegazione di questo, con un chiarimento che la probabilità che uno di essi sia ciccato è sproporzionale al numero dei collegamenti. Pertanto, anche se alcuni collegamenti sono indicati con tag nofollow per non essere seguiti dai robot, sono sempre presenti è diminuiscono la probabilità che uno dei link sia ciccato.

In altre parole ho concluso che questa tecnica comunque non influisce sull’aumento del valore reale che si passa alle pagine linkate. Non ne sono del 100% sicuro che la mia conclusione sia corretta, ma mi sembra molto logica e questa regola me la sono inserito nel mio know how, tenendo di rispettarla nel futuro. Ovvio che il webmaster dall’altra parte ha cercato di spiegarmi che non è così, senza alcuna argomentazione della tesi che sosteneva, ma alla fine lo scambio non è stato fatto.